mercoledì 13 settembre 2017

il bambino in un'ottica rogersiana: l'esempio della gassosa

Nella letteratura rogersiana, il bambino rappresenta la metafora dell'innata Saggezza Organismica, che sta alla base dell'autenticità o congruenza della persona. In "Terapia Centrata sul Cliente" del 1951, nel capitolo dedicato alla Teoria della Personalità, Rogers descrive così la capacità di attingere alla propria saggezza organismica, da parte del bambino: "Il bambino molto piccolo valuta senza incertezze...Egli valuta positivamente le esperienze vissute che lo arricchiscono e valuta negativamente le esperienze che invece lo minacciano o comunque non lo preservano e non lo arricchiscono" (ivi; trad. it., pag. 361). Un bambino, in altri termini, capace di simbolizzare correttamente la propria esperienza senza distorcerla. Tuttavia, la capacità di valutazione organismica del bambino risentirà, spesso in modo condizionato e negativo, dell'influenza dell'ambiente circostante. In tal senso, Rogers fu molto sensibile nel cogliere la profonda influenza dell'ambiente nello sviluppo del bambino: nel primo capitolo di "On Becoming a Person" del 1961, This is Me" (trad. it., -  "La Terapia Centrata sul Cliente" "Questo sono io. Lo sviluppo del mio pensiero scientifico e della mia filosofia personale"), l'Autore, in modalità autobiografica, descrive come il suo ambiente, la sua educazione, le sue esperienze formative e di contatto umano, abbiano influito in modo preponderante nella sua filosofia delle relazioni umane e, da qui, nella sua visione della Persona. In tal senso, appare molto emblematico, per ciò che concerne la descrizione del rigido stile educativo in cui è vissuto, il ricordo riguardante la scoperta del piacere nel bere una gassosa: piacere, questo, percepito in modo trasgressivo! Quindi soggetto a biasimo e giudizio da parte dell'ambiente familiare. Come a dire: il piacere, ad esempio, di bere una bevanda gassata è vissuta dal bambino come un qualcosa di positivo e piacevole. Ma cosa succede se il bere una gassosa è concepito dai genitori come un qualcosa di peccaminoso e non accettabile? Ed è proprio la consapevolezza da parte del bambino di poter perdere l'amore genitoriale, che fa sì che questi inizi a fare "l'esperienza di parole e di azioni dei genitori a proposito di questi suoi comportamenti...che possono essere così parafrasate: <Sei cattivo, il tuo comportamento è cattivo e tu non sei amato o amabile quando ti comporti così>." Questi giudizi rappresentano un profondo senso di minaccia per il nascente Sé del bambino, in quanto creeranno, in questi, un conflitto interno: se, infatti, il bambino farà accedere alla coscienza la soddisfazione, in questo caso, di provare piacere nel bere una gassosa, questo consapevolezza organismica andrà in contrasto con i dettami e, soprattutto, valori genitoriali, come ad esempio: "la gassosa fa male, berla è un qualcosa di trasgressivo...". Da qui, nel bambino emergeranno due conseguenze (ivi, 1951):
immagine dal Web
dal titolo "
1. Verranno negate alla consapevolezza queste sensazioni piacevoli;
2. Ci sarà una simbolizzazione non corretta e distorta dei vissuti (dettami e valori) dei genitori: "la simbolizzazione corretta sarebbe la seguente: <Sento che i miei genitori stanno giudicando questo comportamento insoddisfacente per loro>. La simbolizzazione distorta, alterata allo scopo di preservare il concetto di sé minacciato è: <Io concepisco questo comportamento come insoddisfacente>".
Da qui, per non perdere l'accettazione da parte dei genitori, il bambino apprenderà progressivamente a far propri i valori della sua famiglia, i quali verranno vissuti come proprie sensazioni viscerali e organismiche e non come atteggiamenti dei propri genitori: si formerà così la Struttura del Sé, intesa come la "configurazione organizzata dalle percezioni del sé che possono accedere alla coscienza" (ivi; trad. it., pag. 363), ossia l'insieme delle proprie percezioni e delle rappresentazioni di sé, le quali si baseranno sui costrutti, valori, sentimenti, dettami e comportamenti dei genitori che vengono distorti in modo che vengano vissuti come propri (in tal senso, il bambino, prima, e l'adulto, poi, si sforzeranno di intercettare, negare e distorcere le esperienze provenienti dalla propria autentica valutazione organismica, perché minacciose per l'equilibrio o grado di coerenza interna del proprio Sé: se il bambino e l'adulto permettessero, in altri termini, di far emergere alla coscienza o di simbolizzare correttamente la propria esperienza vissuta, antitetica ai valori genitoriali, proverebbero un profondo stato di ansia, a causa della nascente incongruenza tra i vari stati del suo sentire).
Se, al contrario, il genitore offrisse una relazione caratterizzata da empatia, accettazione ed autenticità, la rappresentazione che il bambino ha di sé e l'esperienza organismica non sarebbero in conflitto, giacché sarebbero tra di loro sovrapponibili: prendendo l'esempio, di cui sopra, il bambino apprenderebbe, senza distorcerne il vissuto, di poter provare piacere nel bere una gassosa, senza paura di un rifiuto o biasimo genitoriale. La sua rappresentazione di sé, oltre a non sentirsi minacciata a causa di un conflitto di valori, sarebbe coerente con i suoi vissuti viscerali e quindi non costruita su distorsioni dei valori altrui e sulla loro conseguente introiezione.

Bibliografia essenziale

C.R. Rogers (1951), Client Centered Therapy, Houghton Mifflin Company Boston, (trad. it. La Terapia Centrata sul Cliente, La Merdiana, Molfetta (BA), 2007);

C.R. Rogers (1961), On Becoming a Person CAP. I, Houghton Mifflin Company Boston, (trad. it., La Terapia Centrata sul Cliente, Martinelli, Firenze, 1994)


© Francesca Carubbi

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