I bambini sono profondamente saggi: quando un loro compagno o amico è in difficoltà, mostrano autentiche capacità di aiuto e sostegno.
Si chiama empatia, ed i bambini la sanno usare molto bene.
I bimbi, in altri termini, se possono godere di un ambiente facilitante la crescita e lo sviluppo delle loro skills emotive e relazionali, sanno cooperare per un fine comune.
È ciò che viene definito “apprendimento cooperativo” (Johnson et al., 2015), ossia un tipo di apprendimento che non si basa sulla competitività, bensì sul concetto di collaborazione, attraverso la creazione di un clima contraddistinto da:
interdipendenza positiva;
responsabilità individuale e di gruppo;
interazione simultanea e costruttiva;
partecipazione equa;
abilità sociali, come ad esempio il saper comunicare e il saper riflettere con fine ultimo la riuscita gruppale;
valutazione, non tanto quantitativa, ma basata su un’autovalutazione riflessive circa le proprie competenze metacognitive.
Da quanto premesso, si può ben dedurre quanto una competenza della “persona di domani” (Rogers, 1977; 1980) sia, appunto, un’autentica empatia sociale - ossia che l’”IO” e il “TU” possano trasformarsi, come ci insegna Martin Buber in un “NOI” -, che pone “come prioritario il senso di benessere bio - psico - sociale (Howell, Zucconi, 2003), proprio e quello altrui” (Carubbi, 2019, pp. 27 - 28)” e, da qui, “affinché ogni Persona possa attualizzare la propria vita, i propri desideri, le proprie aspirazioni, il Sistema in cui vive deve garantire l’accesso agli strumenti indispensabili all’autorealizzazione e sviluppo del proprio benessere, attraverso una partecipazione attiva nella propria Comunità, intesa come <ponte di riconoscimento reciproco> (Devastato, 2018)” (ibidem).
La fiaba, allora, diviene dispositivo adatto per facilitare le competenze di cooperazione, attraverso azioni di Networking (Carubbi, 2019), lo spirito di solidarietà sociale, l’altruismo e l’empatia, in quanto fu, è e sarà sempre, proprio perché nato dalla saggezza popolare (Pitrè, 1875) - da quel popolo che si è trasformato in gruppo/pelle, quindi comunità, per esorcizzare la paura dell’ignoto e della minaccia, per il bisogno di stare uniti (Rossi, 1994, cit. in Carubbi, 2019) - “lo strumento attraverso il quale si mantiene unita, la notte, la famiglia numerosa o l’intero vicinato” (Rossi et al., a cura di, 1994)
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