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Arthur Rackham |
Una paura tremenda di vedere le
cose per ciò che sono. Di accorgersi, un giorno, che ciò in cui si credeva,
alla fine, non è altro che fumo e niente arrosto.
Il nostro Organismo, però, è spesso inascoltato. Proprio come successe a
Cassandra che, punita da Apollo per un suo rifiuto, fu condannata a non essere
creduta per le sue profezie nefaste.
Il non credere a Cassandra
significa non dare fiducia al proprio sentire, al proprio Vero Sé e, da qui,
non saper riconoscere la totalità della propria Esperienza immediata; non solo quella dell’Altro, bensì –
e, in tal senso, cosa non da poco – la nostra. Quella che ci appartiene e di
cui siamo – volenti o nolenti - responsabili
È vero: la verità che ci
suggerisce la nostra Saggezza Organismica (Rogers, 1951) fa male. Ma è
necessaria per crescere.
E, per crescere, occorre
necessariamente attraversare il guado della menzogna. Come ci mostra l’eroina
de “Il Fidanzato Masnadiero” (F.lli Grimm). Una fiaba truculenta, dai contenuti
forti. Un racconto che scuote e che mette in crisi la nostra Anima Bella. E,
per questo, autenticamente vera.
Se il Mito di Cassandra, allora,
rappresenta la distorsione e la negazione della realtà (Rogers, 1951), di una
verità troppo dolorosa da integrare alla coscienza (ibidem), la protagonista de
“Il Fidanzato Masnadiero” incarna il coraggio del nostro Organismo nel voler “smascherare”
la fallace finzione della propria Esistenza.
Per chi non conoscesse la Fiaba,
la riassumo brevemente: una giovane donna viene data in sposa ad un uomo
considerato, all’apparenza, un buon partito.
Detto alla Rogersiana, l’Organismo
della nostra protagonista percepisce e annusa il pericolo.
Il suo Organismo è così saggio
che, nonostante il pericolo e il terrore, non cede nel voler scoprire la cruda
verità, ossia che il suo bel e ammirato fidanzato altri non è che un perfido
cannibale (in tal senso, questa Fiaba assomiglia a Barbablù di Perrault).
Non solo riesce a riconoscere,
senza distorcerla, la realtà, ma è in grado anche di verbalizzarla.
Grazie alla Parola, alla
Narrazione che la salva (Carubbi, 2019), la nostra eroina ottiene Giustizia e
Verità. La sua congruenza (Rogers, 1957) l’ha resa libera. Infatti “il masnadiero,
che durante il racconto era diventato pallido come un morto, si alzò con un
balzo cercando di scappare; ma i convitati lo tennero fermo e lo consegnarono
alla giustizia. Così lui e tutta la masnada furono giustiziati” (F.lli Grimm,
trad. it., p. 177).
Come a dire: entrare nel profondo
della propria anima, della propria foresta interiore, può essere spaventoso ma
è l’unico modo per entrare in contatto – in un contatto vero e autentico – con ciò
che ci suggerisce il nostro Organismo (Rogers, 1951). Un Organismo che non
mente mai.
Francesca Carubbi
Psicologa e psicoterapeuta
Autore e condirettore di Collana,
Alpes Italia
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