Ludovica (naturalmente, nome di fantasia) è una donna sulla quarantina. La seguo da qualche anno.
Devo ammettere - in modo profondamente congruente - che adoro ascoltare i suoi sogni e le sue storie inventate. Sogni e fiabe come un felice connubio.
Dovete sapere che Ludovica è una bravissima artista e, da qui, in una seduta, nel raccontare un suo prodotto onirico, per farmi capire il tipo di uccello che ha sognato, mi mostra un suo disegno.
Mentre lei parla, mi sovviene una fiaba italiana, che le propongo come sinossi di ciò che sta narrando: “L’Uccel bel - verde”: un uccello magico la cui particolare caratteristica è quella di smascherare la menzogna. Una bugia familiare, guarda caso: “Adesso sentiamo l’Uccel bel - verde cosa ci racconta, - disse il re.
L’Uccel bel - verde saltò sulla tavola davanti al re e disse: - “Re, questi sono i tuoi figli - I ragazzi si scopersero il capo e tutti videro che avevano i capelli d’oro in fronte. L’Uccel bel - verde continuò a parlare e raccontò tutta la sua storia…”
Perché proprio questa fiaba?
Per il fatto che, se dovessi riassumere la storia di Ludovica, potrei farlo con il titolo di una canzone di Pink “Family Portrait”... Un ritratto di famiglia, contraddistinto da minimizzazione (Cirillo, 1996 ) della carenza e da inversione di ruoli importante
Un ritratto di famiglia che, attraverso le sue parole, diviene una Fiaba familiare, con proprie sue funzioni ben stabilite. Anchilosate, oserei scrivere.Seguendo Propp (Propp, 1928), Ludovica ha incarnato, in tal senso, in modo distorto, la funzione dell’eroina danneggiata, purtroppo senza accorgersene: la cliente ha trascorso buona parte della sua esistenza a raccogliere i cocci di altri, soprattutto economici.
Ed è proprio la questione del denaro ad essere, per lei, spinosa: E. prova molta resistenza a raccogliere qualcosa per sé.
Appare, inoltre, parossisticamente inconsapevole nel descrivere il funzionamento della sua famiglia. Spesso non trasparente, nascosto ed in sordina.
Meccanismo in cui appare stritolata: è lei che deve risolvere i problemi, compresi quelli della sorella che descrive, all’interno di una fiaba inventata, come principessa; mentre lei non è altri che una povera e dimessa contadinella che la guarda dal basso, pronta ad esaudire ogni suo capriccio.
E così Ludovica, attraverso un tortuoso viaggio, cerca di smascherare sempre più gli inganni a cui ha ceduto, risvegliandosi, grazie alla progressiva facilitazione del disaccordo interno e della messa in discussione di costrutti rigidi (Rogers, 1957; 1963), come una moderna Rosaspina (Grimm, 1812 - 1815), pronta a trasformarsi, anch'essa, in “principessa” consapevole.
Francesca Carubbi
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