venerdì 23 febbraio 2018

Incontro aperto: "Fiabe ed Infanzia. Il Racconto come strumento educativo"

L'incontro, aperto, vuole mostrare l'importanza dell'uso della Fiaba nel campo educativo, come valido strumento di facilitazione dello sviluppo, nel bambino, delle sue componenti cognitive, resilienti ed affettivo - relazionali (accettazione, empatia e autenticità).
Si accede all'incontro previa iscrizione (massimo 10 partecipanti)
Per info e iscrizioni:
Dott.ssa Francesca Carubbi
338/4810340
info@psicologafano.com


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© Francesca Carubbi
Dott.ssa Francesca Carubbi
psicologa - psicoterapeuta
www.psicologafano.com

lunedì 19 febbraio 2018

I diritti psicologici dei bambini

Il bambino (Rogers, 1951), se può godere di un clima facilitante al suo sviluppo, è capace di legittimarsi la propria esperienza, in termini, soggettivi, unici ed irripetibili.
Come ci ha insegnato Rogers (1951), infatti, il bambino sa discernere, per ciò che concerne la libertà esperienziale, ciò che è piacevole, sano e giusto per il suo sviluppo, da ciò che non lo è, grazie alla sua capacità di simbolizzazione corretta e non alienante dei propri bisogni (ivi). Un ambiente, quindi, che sa rispettare l' esperienza totale del bambino, comprese le sue tappe di sviluppo, è un ambiente capace di promuovere e facilitare, in questi, maggiore autenticità nell'ascolto del proprio organismo, offrendo, allo stesso tempo, anche sani ed autorevoli limiti a quei comportamenti che non facilitano la congruenza, ma che diventano, al contrario, ostacoli all'autoregolazione. Il bambino, infatti, per sviluppare il rispetto di sé e degli altri, necessita di apprendere dall'esperienza che l'ambiente in cui vive non offre solo aspetti di soddisfazione, ma anche di frustrazione. Che non esistono solo belle emozioni, ma anche quelle che ci fanno sentire arrabbiati, tristi ed addolorati. Ma che, come le altre, anche queste hanno dignità di esistere. E che non tutto è permesso. In tal senso se al bambino non si offre il diritto di discernere ed apprendere anche dagli ostacoli inevitabili che l'esperienza offre, difficilmente potrà acquisire e sviluppare una propria bussola interna di scelta libera e responsabile. Da qui, Rogers (1980), fedele alla filosofia e pedagogia di Dewey, ha sempre pensato che "i fatti sono amici" e fedeli compagni di una maturazione responsabile di sé. Ma i fatti a cui si riferisce Rogers sono rappresentati anche dallo stile educativo - relazionale che poniamo noi adulti. Da qui, i bambini hanno il pieno diritto di vivere e sperimentare un ambiente che non li confonda, che li possa accompagnare, senza sostituirsi ad essi, anticipando loro bisogni, che sappia rispettare i loro confini psico - emotivi e corporei e che non ceda alla tentazione di pensare il bambino come un piccolo adulto o come un narcisistico prolungamento di sé (il caso, ad esempio, dell'inversione dei ruoli). In tal senso, il bambino ha il diritto di:
1. Poter ascoltare ed esprimere, in modo libero e responsabile, la propria esperienza interiore: concretamente il bambino ha il diritto di esprimere in modo autentico le proprie emozioni e le proprie idee senza il pericolo di reificazione e di delegittimazione da parte dell'adulto;
2. Poter godere di un ambiente facilitante al suo sviluppo, quindi un ambiente autorevole: il bambino ha il diritto di essere accettato ed ascoltato, evitando forme di comunicazione che deridono e sminuiscono il suo sentire. Il bambino ha anche il diritto che al suo fianco ci sia un genitore sufficientemente autentico, ossia in contatto con la propria esperienza organismica; che non finga, in altri termini, di provare certe emozioni  anche quelle considerate più scomode e che possa esprimerle, senza proiettarle sul bambino. Il bambino ha anche il diritto di avere dei limiti al suo comportamento, quando necessario;
3. Poter sentirsi protetto ed al sicuro: il bambino ha il diritto di vivere in un ambiente non confuso, imprevedibile, traumatico e ad alta e costante conflittualità;
4. Poter fare errori, e non sentirsi, per questo, indegno e sbagliato;
5. Poter sentirsi bambino e non il sostituto di un ruolo adulto vacante (ciò che Alice Miller - 1979 - definisce l'antenna sensibile" della famiglia, ossia la spugna assorbente dei drammi familiari) o servire a soddisfare i bisogni narcisistici del genitore;
6. Poter sentire i propri confini identitari intatti e rispettati: il bambino deve apprendere e sentire che ci sono confini e spazi definiti, che ha un ruolo chiaro e non confuso all'interno della famiglia. Ma affinché avvenga questo, i genitori, per primi, devono comunicare ed incarnare in modo chiaro il loro ruolo, non solo come genitori ma anche come coppia ed, in caso di conflitti o separazioni, non devono coinvolgere emotivamente il bambino in inutili e dannose sofferenze e diatribe, che non gli competono (ad esempio, chiedendo al bambino chi preferisce dei due, o ricattandolo emotivamente);
7. Poter direzionare le proprie scelte di vita verso forme proprie di Autorealizzazione: deve sentirsi supportato nella propria Tendenza Attualizzante ed attitudini personali.
8. Poter sentirsi un bambino e vivere come tale. Punto.

© Francesca Carubbi
Dott.ssa Francesca Carubbi
psicologa - psicoterapeuta
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