giovedì 9 settembre 2021

Cenerentola, cotillons e gelosie: la fiaba come strumento di congruenza ed educazione emotiva


 “Possibile” dicevano “che questa stupida se ne stia seduta accanto a noi in salotto? Chi mangia deve guadagnarsi il pane; fuori da qui, sguattera!” Le portarono via i suoi begli abiti, le fecero mettere una vecchia casacca grigia e le infilarono un paio di zoccoli”.

Ho letto questo passo de “Cenerentola” dei Grimm insieme ad una mia cliente, la quale ha riportato in seduta un’interrogazione circa la sua posizione o ruolo familiare: “Perché mi devo sempre sentire la Cenerentola della situazione?”

Da un punto di vista rogersiano, prendendo come riferimento la teoria dello sviluppo della personalità e della nascita dello stato di conflitto o incongruenza (Rogers, 1951), la cliente in questione ha riconosciuto la propria ambivalenza circa un vissuto relazionale verso la mamma e la sorella: se la sua valutazione interna (ibidem) le suggerisce di fidarsi della sua rabbia scaturita da una gelosia subita (?) la sua coerenza interna - inflessibile e rigida - vorrebbe che lei si sentisse in colpa di questo.

Nella dinamica interna della mia cliente, la frattura nasce nella presa di saggia consapevolezza di essere stata, spesso, in una posizione remissiva, passiva, priva di empowerment personale. Posizione, questa, che non solo le ha permesso di ottenere approvazione materna ma anche di sostare in un ruolo di eterna seconda rispetto alla sorella minore. Ecco, allora, la felice metafora di Cenerentola, ossia colei che incarna proprio la subalternità, lo sfondo, la passività.

Riporto questo stralcio per mostrare la duttilità fiabesca - la sua plasticità - nell'offrire di slancio preziose opportunità di apprendimento, non solo cognitivo, bensì emotivo - relazionale.

La fiaba, allora, si presta ad essere modellata, trasformata, letta e interpretata per dare voce al proprio vero sé, spesso sepolto da dettami educativi seduttivi, incoerenti e inflessibili.

Con le fiabe, quindi, si può giocare; si può dare voce al proprio sentire, alle proprie emozioni, soprattutto a quelle difficili, al sintomo, inteso non solo come stato di frattura interna, bensì come “significante fantasmatico, un’angoscia che parla della verità del Soggetto rispetto al Desiderio inconscio” (Carubbi, 2019, p. 23) e nello specifico “il sintomo del bambino è il segnale di disfunzioni comunicative e relazionali all'interno della famiglia e/o della coppia genitoriale” (Carubbi, 2018).

Le fiabe ci permettono, quindi, di entrare nel proprio Bosco interiore.

Ciò nonostante, non dobbiamo dimenticare il ruolo importante, direi strategico, della fiaba e dell’albo illustrato nell'educazione, in quanto “in termini sia di una loro lettura, nonché di una loro scrittura creativa o inventiva, permettono di entrare in uno <spazio sacro>, ossia in un rispettoso ascolto di se stessi, empatico e accettante” (ivi; pag. 21).


Francesca Carubbi
Psicologa - psicoterapeuta, Fano (PU)
Autrice e condirettrice, Alpes Italia, Roma

venerdì 3 settembre 2021

Verso Casa: il racconto come relazione


La Casa è l'approdo di tutti gli eroi delle fiabe e dei racconti. Ritornare a casa significa attraversare mille peripezie e tempeste. Le fiabe ci insegnano anche un'altra cosa: che l'approdo non si raggiunge da soli ma insieme, e che il bisogno di appartenenza (Maslow, 1962) è essenziale e connaturato all'uomo. Da qui, i libri "La strada per casa" di Francesca Emili e "Le avventure di Tommy e Luna alle prese con il Re Batuffolo" di Valentina Anzellotti,  della Collana di Alpes  Italia "In Cammino con le fiabe per...", parlano proprio di questo: delle potere delle parole empatiche; del potere che ha la narrazione nell'accogliere la paura.

www.alpesitalia.it

mercoledì 1 settembre 2021

"Il Buco" (Anna Llenas - Gribaudo Editore): un albo illustrato per prend...


Come psicoterapeuta sono testimone di tante storie. Storie di cui mi prendo Cura. Storie felici e non. Storie dove i buchi si fanno, via via, sempre più profondi. Buchi che parlano di mancanze che fanno male. Buchi che non si potranno mai riempire ma intorno ai quali si possono ricamare preziose rinascite. "Il Buco" rappresenta, per me, la metafora ideale di tutto ciò e l'esempio di come l'Albo illustrato, proprio come la Fiaba, possa essere utilizzato come strumento di facilitazione in psicoterapia.