venerdì 2 aprile 2021

La Fiaba come metafora del Processo di Cambiamento (Rogers, 1963) in psicoterapia

La psicoterapia è sì un percorso  arricchente, fruttuoso, ma, allo stesso tempo, difficile, tortuoso e complesso. 



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Il perché è presto detto: se la psicoterapia presuppone la facilitazione di un Processo di Cambiamento (Rogers, 1951; 1961; 1963; 1980) verso forme di esistenza più autentiche, attualizzanti, soddisfacenti e flessibili, per giungere a tutto questo è necessario che la Persona attraversi, inevitabilmente, il buio della propria anima.

Da cos'è rappresentato questo Buio? Provate ad immaginare di essere immersi in un'atmosfera notturna, magari in una foresta fitta, cupa, piena di suoni sinistri e ostacoli nel vostro cammino.

Beh! La prima sensazione che provate è quasi certamente la paura: perché vi sentite smarriti, confusi, privi di una bussola che vi possa indicare la direzione. 

Come succede a Biancaneve, quando fugge nel Bosco, o ad Hansel e Gretel, abbandonati nella foresta più nera…

Poi, però, succede che i nostri eroi fiabeschi, grazie ad un oggetto magico o un aiutante fidato (Propp, 1926), riescano a superare brillantemente gli ostacoli impervi disseminati lungo il cammino. Da qui, da un punto di vista metaforico, il percorso psicoterapeutico assomiglia allo schema o andamento fiabesco (Propp, 1928; 1946): il cliente giunge a noi nel momento in cui percepisce un qualcosa che non va nella sua vita; quando inizia a sentire uno scricchiolio all'interno della sua coerenza (Rogers, 1951), all'interno del suo bisogno di rendere il Mondo un luogo lineare e privo di rischi. Come a dire: subentra un evento che lo allontana da Sé, da una Storia già scritta. Potremmo paragonare, in altri termini, questa frattura interiore (Rogers, 1957), questa incongruenza all'avvento dell'antagonista che turba la pace interiore.

Un antagonista che mette in crisi il nostro eroe o la nostra eroina, che lo danneggia, che lo perseguita e che lo porta ad intraprendere un viaggio avventuroso (Propp, 1926), quale quello psicoterapeutico, nel proprio tenebroso Bosco interiore. Un viaggio non privo di incognite e timore.

E il terapeuta, da qui, può essere identificato proprio con il fidato aiutante che accompagna il protagonista in questo percorso arcano e misterioso. Un cammino coraggioso che ha lo scopo di ritrovare la Luce dopo tante Tenebre, ossia la propria Tendenza Attualizzante (Rogers, 1951; 1980).

Un viaggio, allora, che ha lo scopo di facilitare la sua trasfigurazione o cambiamento, affinché possa ritornare a Casa, alla fiducia della propria Saggezza Organismica (Rogers, 1951): come ci insegna Propp (1928), infatti, l'eroe/cliente può  assumere la sua vera identità (Vero sé) solo dopo aver abbandonato, seppur con paura e dolore, il suo travestimento (Falso sé).


Francesca Carubbi

www.psicologafano.com 

www.alpesitalia.it 


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